Sono nato a Pisa nel 1980 e sono dipendente di una compagnia assicurativa da più di dieci anni. Abito a Guardistallo, un piccolo paesino nelle colline toscane.
La fotografia mi ha sempre appassionato sin da piccolo, quando a scuola si andava in gita non vedevo l’ora di portare la macchina fotografica di mio babbo, una canon analogica.
La prima che mi sono comprato è una canon powershot che ho utilizzato fino a circa 10 anni fa, quando ho iniziato a fare i primi corsi di fotografia.
Adesso sono membro di un circolo fotografico “La banda degli scatti”, con il quale in collaborazione con altre associazioni abbiamo realizzato varie esposizioni di fotografia sociale.
Il mio modo di fotografare è cambiato molto negli anni, è sempre più intimo e nel mio piccolo cerco sempre di trasmettere e raccontare qualcosa.
L’ex ospedale psichiatrico di Volterra fu istituito nel 1888. Il suo maggior sviluppo si ha negli anni Cinquanta fino a essere considerato uno dei più grandi d’Italia.
L’ospedale è strutturato in padiglioni tra cui i più famosi sono lo Charcot, il Ferri e lo Scabia. Lo stato attuale è di completo abbandono, gli edifici sono consumati dal tempo e al suo interno oltre alla macerie si possono ancora trovare carrozzine, lettini e vari altri oggetti che venivano utilizzati dai pazienti.
Gli anni Sessanta sono i peggiori per i malati, il manicomio era un vero e proprio carcere dove al suo interno si praticavano torture fisiche e mentali, tanto da essere considerato il luogo del non ritorno.
Molti sono stati i pazienti ma uno in particolare è divenuto famoso, si tratta di Oreste Ferdinando Nannetti, NOF4 come si firma. Nella sua permanenza al padiglione Ferri incise il muro esterno dell’edificio con una serie di graffiti lunga 180 metri alta 2.
Le mie foto vogliono raccontare e trasmettere quello che ho provato io entrando e visitando questo luogo, da un iniziale senso di solitudine e tristezza a una sensazione di rabbia e impotenza.