CATERINA ERGESTE prende in mano la sua prima macchina fotografica all’età di 8 anni, e passa l’infanzia nella camera oscura del papà, affascinata dalle pellicole e dai processi dello sviluppo.
Nel 2011 si laurea in Architettura al Politecnico di Milano, mentre ha già cominciato le prime esperienze lavorative nell’ambito della grafica e della comunicazione.
Nel 2012 apre uno studio che si occupa di fotografia e comunicazione aziendale; attualmente lavora come libera professionista in qualità di Art Director e Fotografa nel gruppo LG Studio, che collabora con aziende riconosciute a livello nazionale e internazionale. È vicepresidentessa e co-fondatrice dell’Associazione Culturale BAG – Brera Art Gallery (www.breraartgallery.com), che ha l’obbiettivo di aggregare e supportare giovani artisti.
Dal 2011, organizza corsi, workshop e mostre di fotografia, in collaborazione con enti pubblici e privati. Viaggiatrice instancabile, ha lavorato a svariati progetti fotografici tra il 2010 e il 2017 in Spagna, Portogallo, Francia, Islanda, Groenlandia, Croazia, Austria, Slovacchia, Ungheria, Polonia, Repubblica Ceca, Isole Canarie, Massachusetts, New York, Virginia, North e South Carolina, Georgia, Florida, Louisiana, Mississippi, Illinois, Canada, Vietnam, Cambogia e Giappone.
Nel 2014 ha cominciato il progetto di Vivere in Infradito (www.vivereininfradito.com) con l’apertura di un blog di viaggi e fotografia che conta attualmente 25.000 visitatori annui e continua a crescere ogni giorno.
Ha pubblicato diverse immagini e racconti di viaggio su riviste del settore come, ad esempio, “Il Fotografo” e “Tutti Fotografi”.
PIERRE FENIELLO, esperto in comunicazione, specializzato in fotografia, ha frequentato il Politecnico di Milano e si è laureato cum laude nel 2015 presso l’Accademia delle Belle arti di Brera con una tesi dal titolo “Una non fotografia”. È docente presso l’Accademia delle Belle Arti Di Novara per il corso di Fotografia Digitale. Ideatore del progetto BAG (www.breraartgallery.com) e presidente dell’omonima associazione culturale che si occupa di riunire, sostenere e valorizzare giovani artisti. Coopera con diverse aziende nel settore dell’architettura, del design e della comunicazione.
Nel 2009 organizza la sua prima mostra personale: “Dagli occhi di un viaggiatore”. Nel 2011 partecipa alla produzione di “Interface”, mostra fotografica dell’artista Gionata Xerra, presso la Triennale di Milano.
Dal 2012 inizia la collaborazione con LG Studio Photodesign per l’organizzazione di workshop di fotografia e la realizzazione di progetti fotografici in Islanda, Groenlandia (2012), Stati Uniti Orientali (2012), Isole Canarie (2013-2016), Europa dell’est (2014), Giappone (2017).
Nel 2014, insieme ad altri studenti, rappresenta l‘Accademia di Brera all‘evento Photissima di Torino.
Nel 2015 partecipa al progetto Erasmus “FORMA E LUCE“, presso l‘Universitatea de Artă şi Design din Cluj-Napoca, in Romania.
A Gennaio 2016 partecipa alla mostra collettiva “TRANSILVANIA“, presso lo spazio Circuiti Dinamici (Milano).
Nel maggio dello stesso anno prende parte alla mostra “ERASMUS“, presso San Carpoforo a Milano, organizzata dall‘Accademia delle Belle Arti di Brera.
A giugno 2016 partecipa alla collettiva itinerante “ERRARE ERRORE“ con un libro d’artista.
A novembre del 2016 viene selezionato per partecipare alla 6th Jinan International Photography Biennial (Cina), ricevendo un doppio riconoscimento.
Da novembre 2016 è docente di fotografia digitale presso l’Accademia delle Belle Arti Europea dei Media di Novara.
Ha pubblicato le sue immagini su blog e riviste del settore come, ad esempio, “Tutti fotografi”.
Attualmente lavora come libero professionista in qualità di Direttore Creativo e Fotografo nel gruppo LG Studio.
Per Le vie delle Foto portano “TOKYO wabi-sabi”
“È fondamentale apprezzare le cose per quello che sono senza idealizzarle, altrimenti rischieremo di desiderare un mondo impossibile e avremo l’impressione di subire l’ingiustizia di una realtà in continuo declino.”
Con i suoi 13.000.000 (milioni) di abitanti, Tokyo è la seconda capitale più grande del mondo.
Tokyo è inoltre parte della megalopoli costituitasi con l’espansione urbanistica del dopoguerra, la quale comprende una buona parte delle prefetture confinanti di Chiba, Kanagawa e Saitama e che, con 35 milioni di abitanti, rappresenta il più grande tessuto urbano del pianeta.
Girare Tokyo è come avere a che fare con tante piccole città, perfettamente interconnesse tra loro grazie all’efficientissima rete di trasporti urbana, che interagiscono e si integrano per formare un unicum dalle caratteristiche sorprendentemente originali. È come se ogni suo quartiere, costituisse una città nella città, un mondo a parte, chiaramente contraddistinto da un’identità ben precisa, ma che al contempo concorre a formare un profilo di una città unica dalle mille sfaccettature.
Le fotografie di questo progetto raccontano l’effervescente vita della metropoli attraverso la quotidianità dei suoi abitanti, passando per i quartieri di Shibuya, Asakusa, Ueno, Shinjuku, Akihabara, Tsukiji, Daiba e altri. Pensare che oltre la metà dell’intera popolazione italiana possa coesistere in una città, che una stazione di trasporti possa servire oltre 3 milioni di abitanti al giorno, che un incrocio pedonale veda fino a 3.000 persone che lo attraversano a ogni semaforo verde, mentre tutto funziona alla perfezione è incredibile. Tokyo è immensa, eppure è talmente organizzata che sembra sempre di essere “dietro l’angolo”; è efficiente, pulita, ospitale, dà e chiede rispetto: gli eventi storici e le catastrofi ambientali del Giappone, unite a radicate tradizioni culturali, hanno generato nei suoi abitanti un’incredibile predisposizione alla ricostruzione, all’ottimizzazione, alla collaborazione e una capacità di vivere una quotidianità frenetica ritagliandosi al tempo stesso una propria intimità, un tempo per pregare, per meditare, per apprezzare le cose semplici. La forte attitudine e capacità di vivere come gruppo, accompagnata da una strategia sociale che esalta la coesione e la compartecipazione, si evince anche dalle architetture, dalla gestione e dalla progettazione degli spazi, nei servizi e nell’organizzazione generale.
Il progetto nasce come libro e si trasforma successivamente in una mostra, per cui sono state selezionate 30 delle 54 foto (27 scattate da ognuno dei due fotografi) che costituiscono il racconto originario. Il libro è concepito per avere due modi di lettura: il primo, all’occidentale, sfogliando le pagine da sinistra verso destra; il secondo, alla Giapponese, cominciando la lettura dalla (nostra) fine. I due racconti, disposti specularmente, si incontrano nel centro. A ogni fotografia è associata una didascalia, che non si sovrappone al contenuto dell’immagine ma semplicemente lo rivela: l’osservatore potrà così apprezzare e capire al meglio ogni situazione.