Primi anni ’60 del secolo scorso.
Un uomo tranquillo, di professione chirurgo, coltiva appassionatamente due hobby.
Di lì a qualche anno, avrà anche due figli. Dopo avere trasmesso al maggiore l’amore per la musica, trattiene per sé quello per la fotografia che, in un primo tempo, nessuno sembra raccogliere. Ma non è mai troppo tardi: a distanza di decenni l’amata secondogenita scopre casualmente la sopita passione per l’immagine.
Giulia Crimaldi (Cormons, 1966) è anzitutto pittrice figurativa; poi, parallelamente, cacciatrice di effetti fotografici legati a un’evidente, istintiva, ricerca impressionista.
Per Le vie delle Foto porta In the name of the Water, of the Song and of the Lonely People.
Allontanando l’osservatore dalla prevedibile tentazione di leggere le immagini come una scontata esaltazione della triestinità, il titolo della raccolta orienta l’attenzione verso alcuni aspetti peculiari cari all’autrice, poeticamente intrecciati all’inconfondibile carattere della città: l’acqua, protagonista o comprimaria della scena; i versi delle canzoni, quasi mai associati in modo didascalico, la solitudine e la malinconia che in taluni momenti accompagnano dolcemente le nostre vite riflettendosi nel paesaggio urbano.
Giulia espone da The Players, in via Machiavelli 24.
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